C'era una volta un mondo - Galassia 134

10 ottobre 2022 C'era una volta un mondo - Galassia 134

C'era una volta un mondo - Galassia 134 -

Sinossi antologia C'era una volta un mondo Galassia 134

Sinossi dell'antologia C'era una volta un mondo Galassia 134
Titolo: C'era una volta un mondo
Autore: vari La copertina di C'era una volta un mondo - Galassia 134
Titolo originale:
Pubblicazione originale:
Serie:
Data pubblicazione: 15/01/1971
Collana: Galassia #134
Editore: Casa Editrice La Tribuna
Traduttore: Maria Teresa Guasti
Copertina: Rodolfo Viola
Numero pagine: 160
Isbn:



"L'aggressore", di John Sladek, è un breve racconto dal ritmo galoppante, d'una ineffabile cattiveria non soltanto nei confronti del protagonista: una sorta di serpente multidimensionale che si morde la coda facendo sberleffi al lettore. Abbiamo poi due narrazioni contrapposte, "I figli dell'uomo", di Grey Benford, e "Sogno di vittoria" di Algis Budrys. In ambedue i racconti, esseri umani, naturali o artificiali, vengono acquisiti, sia pure in tempi e situazioni diversissime, alla intelligenza e alla dignità, e quindi ricacciati nel nulla. La malinconia d' una silenziosa estinzione, o la ribellione a una condizione insopportabile di ripulsa e un anelito a una paternità negata, due opere ben degne di allinearsi nel "mainstream" letterario. Con David Bunch ("Diario sentimentale d'uno spazzino") si ritorna, sia pure brevemente, alla crudeltà: il mondo degli adulti è dipinto con tinte paradossali, ma l'allegoria è straordinariamente efficace. "Il sipario scarlatto", di Richard Matheson, è un racconto giustamente famoso per la delicata perfezione con cui sono descritti i sentimenti e le relazioni umane, in un giorno supremo per l'umanità. Un'abilità narrativa, una vivida rappresentazione, una poesia, che ne fanno un capolavoro indiscusso. Sono quarantaquattro anni che Amazing Stories ha creato ufficialmente il "genere science-fiction". Ai posteri l'ardua sentenza se sia stato un bene o un male, per la science-fiction, affrontare il giudizio del grande pubblico sotto forma di rivista tascabile (e ancora oggi, per lo snobismo di molta critica, questo piccolo formato le costa una qualifica di sotto-genere letterario). Quello che più ci interessa è invece il fatto che, indubbiamente, la nascita delle riviste di science-fiction ha consentito alla stessa science-fiction di riconoscersi, e a una foltissima schiera di scrittori di eccezionale validità di trovare la loro naturale capacità di espressione e di imporsi. Di imporsi, appunto. Perché il moltiplicarsi della produzione fantascientifica non soltanto è stato il più efficace "termometro" del nostro tempo, con l'agitarsi delle nuove idee e lo studio sempre più approfondito dei riflessi psicologici e sociali del progresso scientifico nella vita dell'uomo, dalle epopee dell'esplorazione spaziale all'esistenza quotidiana, ma ha finito col permeare di sé buona parte della stessa letteratura "maggiore", il linguaggio e il costume. Questa antologia di racconti è un doveroso omaggio ad Amazing. Una selezione accuratamente dosata di racconti recenti e di "classici", scelti questi ultimi, nonostante la "datazione", per un loro significato profondo e duraturo. Abbiamo, quindi problemi attuali e di sempre, uomini, macchine, civiltà terrestri e aliene e mondi multidimensionali. E un fascino inestinguibile. Apre la rassegna "Morte di un astronauta" di Walter Miller jr., il racconto di un'agonia eroica e struggente, l'epopea spaziale rivissuta in chiave interiore, sullo sfondo dell'incomprensione tra le generazioni con lo stabilirsi di un nuovo "status" sociale pronto a banalizzare fulmineamente l'avventura. Quindi, un breve apologo di Ray Russell, "Amici per la pelle", l'inquietante e originale squarcio cronistico d'una civiltà anatomica imminente. Poi, una lunga novella di Theodore Sturgeon, "La rupe che cammina", che riprende i tipici motivi di Simak della solidarietà e dell'amicizia tra gli uomini, ma con molti spunti originali e un'ambientazione affascinante. Con David Bunch ("Diario sentimentale d'uno spazzino") si ritorna, sia pure brevemente, alla crudeltà: il mondo degli adulti è dipinto con tinte paradossali, ma l'allegoria è straordinariamente efficace. Abbiamo poi due narrazioni contrapposte, "I figli dell'uomo", di Grey Benford, e "Sogno di vittoria" di Algis Budrys. In ambedue i racconti, esseri umani, naturali o artificiali, vengono acquisiti, sia pure in tempi e situazioni diversissime, alla intelligenza e alla dignità, e quindi ricacciati nel nulla. La malinconia d'una silenziosa estinzione, o la ribellione a una condizione insopportabile di ripulsa e un anelito a una paternità negata, due opere ben degne di allinearsi nel "mainstream" letterario. "L'aggressore", di John Sladek, è un breve racconto dal ritmo galoppante, d'una ineffabile cattiveria non soltanto nei confronti del protagonista: una sorta di serpente multidimensionale che si morde la coda facendo sberleffi al lettore. E infine, "Il sipario scarlatto", di Richard Matheson, un racconto giustamente famoso per la delicata perfezione con cui sono descritti i sentimenti e le relazioni umane, in un giorno supremo per l'umanità. Un'abilità narrativa, una vivida rappresentazione, una poesia, che ne fanno un capolavoro indiscusso.



Contenuto del volume:

pag. 005 Presentazione di Sandro Sandrelli
pag. 007 Indice
pag. 009 Morte di un astronauta (Death of a Spaceman, 1954) di Walter jr. Miller trad. Maria Teresa Guasti (racconto)
pag. 027 Amici per la pelle (A Whole New Ball Game, 1969) di Ray Russell trad. Maria Teresa Guasti (racconto breve)
pag. 031 La rupe che cammina (The Travelling Crag, 1951) di Theodore Sturgeon trad. Maria Teresa Guasti (racconto lungo)
pag. 064 diario sentimentale di uno spazzino (In the Time of disposal of Infants, 1969) di David R. Bunch trad. Maria Teresa Guasti (racconto breve)
pag. 069 I figli dell'uomo (Sons of Man, 1969) di Gregory Benford trad. Maria Teresa Guasti (racconto lungo)
pag. 102 Sogno di vittoria (Dream of Victory, 1953) di Algis Budrys trad. Maria Teresa Guasti (racconto lungo)
pag. 131 L'aggressore (The Aggressor, 1969) di John T. Sladek trad. Maria Teresa Guasti (racconto)
pag. 139 Il sipario scarlatto (The Last Day, 1953) di Richard Matheson trad. Maria Teresa Guasti (racconto)