Guerra totale - Galassia 72

28 settembre 2022 Guerra totale - Galassia 72

Guerra totale - Galassia 72 -

Sinossi romanzo Guerra totale Galassia 72

Sinossi del romanzo Guerra totale Galassia 72
Titolo: Guerra totale
Autore: Mack Reynolds La copertina di Guerra totale - Galassia 72
Titolo originale: The Earth War
Pubblicazione originale: 1963
Serie:
Data pubblicazione: 01/12/1966
Collana: Galassia #72
Editore: Casa Editrice La Tribuna
Traduttore: Luciano Torri
Copertina: Erberto Tealdi
Numero pagine: 192
Isbn:



Per quanto in Italia sia poco più di un Carneade — a differenza del suo socio celeberrimo — Mack Reynolds gode, in patria, di una solida reputazione come autore fantascientifico. Sono quasi leggendari i racconti che Reynolds e Brown scrissero insieme, isolati in un recinto di capre, come ebbe a dichiarare spiritosamente uno di loro. Più tardi, il sodalizio Brown-Reynolds si sciolse: Reynolds si trasferì in Spagna, si europeizzò in buona misura, e continuò a scrivere per conto proprio, così come continuava a scrivere per conto proprio Fredric Brown. Reynolds è un autore singolare: e basterà questo suo romanzo, uno dei suoi più divertenti, a dimostrarlo europeizzato, abbiamo detto, e disincantato. La sua satira, più sorridente che avvelenata, è equilibrata ed equidistante: in questo The Earth War ci sono frecciate al sistema della società affluente americana e al sistema comunista, distribuite con scherzosa imparzialità. La trovata centrale del romanzo, formidabile, avrebbe potuto venir svolta in chiave di feroce polemica — alla Pohl — o di fredda esemplificazione drammatica — alla Dick — o di farsa intellettuale — alla Nearing — tre modi egregi e produttivi di abbordare un tema. Ma Reynolds si è attenuto invece a una linea tutta sua, che potremmo definire imparentata con quella commedia sofisticata, all'americana, che nel cinema diede addirittura il suo nome a tutta un'epoca. Mack Reynolds è una specie di Frank Capra della narrativa fantascientifica. Un mondo di benessere, in cui tutti campano sui dividendi delle azioni che il governo americano, il Capitalismo del Popolo, ha concesso loro alla nascita: ma in cui per contro, la possibilità di guadagnare più del necessario, per ottenere l'indispensabile superfluo della società consumistica, e di dare la scalata alle classi sociali più elevate è difficilissima, se non per chi ha il coraggio di buttarsi in due categorie diversamente pericolose, quella Militare e quella Religiosa. Le classi inferiori vengono tacitate dai padroni del vapore con una disinvolta versione dell'antico panem et circenses: una versione che potrebbe sfiorare la tragedia, l'incubo demenziale, ma che è risolta da Reynolds in modo scintillante e garbatissimo. Capita, di frequente, che due grandi aziende abbiano divergenze su questioni commerciali, oppure che un onnipotente sindacato reclami, su di un lauto contratto, una più cospicua fetta di torta. A questo punto, la soluzione è semplice e spettacolare: i contendenti assoldano una divisione di mercenari che si scontrerà con le forze avversarie in una Riserva Militare, in una specie di interpretazione modernizzata delle antiche ordalie, dei "giudizi di Dio" del medioevo: naturalmente, sotto gli occhi sospettosissimi degli osservatori militari del Mondo Neutrale e del Mondo Sovietico, incaricati di controllare che i contendenti non si azzardino a usare armi successive all'anno 1900, ai sensi del Patto Universale di Disarmo. E la popolazione? La popolazione, inebetita dai tranquillanti, se ne sta in estasiata contemplazione davanti ai teleschermi, tifando e scommettendo su questa o su quella parte, su questo o su quell'eroe preferito. Mack Reynolds avrebbe potuto ricavare, da questo tema, un grandioso affresco drammatico; ma per quello spirito leggero e garbato che ha in comune con Brown, vi ha rinunciato a favore di una commedia brillante. La denuncia non manca, ma è nascosta dai sorrisi; l' indignazione è sommersa dal divertimento. Allo stesso modo, quando si tratta di organizzare una reazione a questo stato di cose Reynolds organizza una rivoluzione da operetta, eppure inquadrata con un tocco nuovo e geniale: i capi della rivolta contro lo status quo sono alcuni tra gli stessi dirigenti del governo (e qui Reynolds ha avuto una intuizione non soltanto originale, ma estremamente felice: le rivoluzioni migliori riescono sempre dall'interno, infatti). E il protagonista, Joe Mauser, che non è riuscito a diventare un eroe famoso (o meglio, un divo) nonostante il suo valore di soldato, perché il suo agente pubblicitario l'ha indotto a combinarne una troppo grossa, si lascia coinvolgere in questa ribellione, naturalmente per i begli occhi di un'aristocratica, e viene spedito a sondare la situazione del Mondo Sovietico. A questo proposito, Reynolds ha commesso un felice errore di prospettiva storica: il suo Mondo Sovietico non è più dominato dai russi ma dagli ungheresi, un popolo tra le cui caratteristiche razziali non figura di certo la libidine del potere. Tuttavia se Reynolds ha messo il Mondo Sovietico nelle mani degli ungheresi commettendo un peccato di inattendibilità storica, ha fatto centro in pieno dal punto di vista delle necessità operettistiche del romanzo (e qui ci avviciniamo a Lubitsch, più ancora che a Capra): l'idea degli ufficiali sovietici, aristocratici in un mondo comunista benestante e imborghesito, che portano il busto e si inchinano con grazia, si battono a duello per questioni d'onore e folleggiano nelle taverne budapestine al suono di orchestre tzigane, rientra nella tradizione più felice di tanta parte della narrativa leggera. Per giunta, Reynolds ha rincarato le dosi, attribuendo ai suoi personaggi ungheresi nomi e cognomi storici nell'ordine più alto dell'improbabilità: come se qualcuno, ambientando un romanzo in Italia, presentasse un colonnello Giuseppe Alighieri, un capitano Dante Buonarroti, un tenente Michelangelo da Vinci e un maggiore Leonardo Garibaldi. La stessa ironia, del resto, non viene risparmiata neppure nei confronti di certi personaggi americani: si trovano citati insieme due famosi "eroi", un certo Jerry Sturgeon e un certo Ted Sohl: basta scambiare i nomi per aver di fronte due celebri autori della sf. Benché gli eventi che Reynolds ci narra siano abbastanza preoccupanti (scontri bellici, duelli aerei tra alianti, corti marziali, sfide mortali con ufficiali sovietici, ordini di espulsione da un Paese e dall'altro, degradazioni e complotti) il dramma è pressoché inesistente, sostituito da un garbo lieve e malizioso, da un continuo ammiccare al lettore. che non degenera mai nella farsa e neppure nella sdolcinatura moralistica e sentimentale. The Earth War si rivela così un divertissement di primissimo ordine, mai noioso eppure non frivolo: perché la serietà di fondo dei temi trattati induce pur sempre il lettore a una riflessione profonda: una specie di brillante interpretazione fantascientifica, insomma, della antichissima, aurea formula della commedia: "castigat ridendo mores ". r. r.



Contenuto del volume:

pag. 002 Sommario
pag. 003 Presentazione di Roberta Rambelli (introduzione)
pag. 006 Guerra totale (The Earth War, 1963) di Mack Reynolds trad. Luciano Torri (romanzo)
pag. 156 La posta Galattica (rubrica)
pag. 165 Invasione di Furio Giglio (racconto breve)
pag. 168 Inaudito di Giorgio Vaglio (racconto breve)
pag. 171 I piani alti di Giuseppe D'Angelo (racconto breve)
pag. 172 Quattordicesimo guastatori di Luciano Nardelli (racconto breve)
pag. 182 Il cervello nel cuore di Raniero Marcolini (racconto breve)
pag. 185 Inutile ritorno di Armando Demichelis (racconto breve)
pag. 190 Crisi sociologica di Manuel Insolera (racconto breve)