Domani la Luna - Galassia 67

25 settembre 2022 Domani la Luna - Galassia 67

Domani la Luna - Galassia 67 -

Sinossi romanzo Domani la Luna Galassia 67

Sinossi del romanzo Domani la Luna Galassia 67
Titolo: Domani la Luna
Autore: Cyril M. Kornbluth La copertina di Domani la Luna - Galassia 67
Titolo originale: Takeoff
Pubblicazione originale: 1954
Serie:
Data pubblicazione: 01/07/1966
Collana: Galassia #67
Editore: Casa Editrice La Tribuna
Traduttore: Luciano Torri
Copertina: Erberto Tealdi
Numero pagine: 224
Isbn:



Fino a ora, C. M. Kornbluth non era mai apparso sulle pagine di Galasia: Takeoff colma la lacuna. E, probabilmente, il romanzo più celebre del grande collaboratore di Frederik Pohl, un romanzo che la critica specializzata esaltò al suo apparire, e che anche oggi, malgrado i suoi torti di natura essenzialmente ideologica, conserva un fascino al quale è difficile resistere. Il New York Times osservò a suo tempo, giustamente, che Takeoff è un abilissimo intreccio di romanzo giallo e di avventura fantascientffica. Quando Takeoff uscì, i romanzi di spionaggio erano considerati fuori moda e antiquati, infatti: ma oggi possiamo definire Takeoff come una specie di romanzo di spionaggio attuale ante litteram, nel genere reso celebre da lan Fleming e da Frederick Tayer. In effetti, il boom dello spionaggio (dovuto sopratutto alla sterminata produzione cinematografica seguita al fortunato ciclo di James Bond) ha ridato lustro e attualità a un genere dalle origini piuttosto nobili, che per lungo tempo è rimasto confuso tra la produzione gialla e quella avveniristica. Ma se gli esempi di romanzo di spionaggio più remoti sono strettamente imparentati alla narrativa gialla (tra i molti esempi, possiamo citare la stessa Agatha Christie, Baynard Kendrick e Jean Bruce, creatore di una serie di romanzi di spionaggio tristemente noti tra gli appassionati del genere: tutti più o meno giallisti) la moderna spy story è prettamente fantascientifica. Fantascientifici, per esempio, sono i film tratti dai romanzi di Fleming, fantascientifico è senza ombra di dubbio Il nostro agente Flint, uno degli esempi più recenti e più fortunati del genere, fantascientifici sono i romanzi di Donald Hamilton, di Aarons e di tanti altri. Più fantascientifici, certo, di romanzi che al loro apparire furono considerati capisaldi della science fiction, come il celeberrimo Prelude to Space di Arthur C. Clarke, tanto per fare un esempio. Non a caso chiamiamo in causa Fleming, perché anche qui c’è un agente con licenza di uccidere (anche se non è ben chiaro chi gliela abbia concessa); e Frederick Ayer, un autore nuovo che va per la maggiore e che ha in comune, con il Kornbluth del 1952, un maccartismo infrangibile e senza dubbio molto meno giustificato dai tempi di quello che ispirò il compianto collaboratore di Pohl. Scritto nel periodo della caccia alle streghe e della paura di un’aggressione (come l’altrettanto famoso Not this August) contiene situazioni e affermazioni che oggi difficilmente un autore serio di science fiction si sentirebbe di sottoscrivere (però Ayer, nuovo astro dello spionaggio, ne sottoscrive di peggiori). Non facciamo il processo alle convinzioni politiche di Kornbluth che erano quelle che erano: ma alla sua morale politica, alla sua idealizzazione della ragion di stato, al suo manicheismo intransigente che fa a brandelli i migliori principi della democrazia americana quando proprio li esalta o crede di esaltarli: anche in questo, Kornbluth è più vicino al romanzo di spionaggio degli anni sessanta che alla fantascienza di tutti i tempi. È questo un duro colpo alla tesi piuttosto fantasiosa secondo la quale, nella collaborazione Pohl-Kornbluth, il bagaglio di chiarezza, di liberalismo inteso nel senso migliore, di violenza satirica non fine a se stessa, sarebbero precipuamente da ascrivere a merito del defunto Kornbluth. E Takeoff è anche un romanzo da leggere con attenzione estrema, degno di essere citato a esempio di una mentalità apparentemente assurda, ma che ha avuto il suo periodo di predominio e che è ancora piuttosto viva e forte. È un romanzo piuttosto atipico nella fantascienza, che tende piuttosto ad assumere forme e ideologie positive e progressiste: è un documento prezioso, infine, di un genere di science fiction che potremmo definire romantico, un genere che ci ha affascinato ai primordi della nostra vocazione fantascientifica, e che ora, seppure superato sia dalla narrativa che dalla tecnologia, può ancora avvincerci e interessarci con il suo bagaglio di ricordi e di abili e deliziose mistificazioni: soprattutto se l’autore è Kornbluth, il quale è veramente un maestro in questo genere, e il romanzo è il più famoso del genere stesso. Resta peraltro sorprendente il fatto che questo romanzo, così famoso, cosi appetibile per i suoi pregi e, soprattutto, per i suoi difetti ideologici e per l’infinità di polemiche e discussioni che può offrirci, per il suo valore di documentazione di un’epoca e, addirittura, di testamento spirituale di un genere di science fiction che ha avuto il suo periodo di strepitoso successo e che ora, di fronte al progresso tecnologico e all’evolversi (per lo meno nel nostro genere, ed è già una fortuna) dei valori ideologici e morali, resta sorprendente insomma, il fatto che questo romanzo così celebre sia stato ignorato e trascurato per tanti anni. Gli anni, i primi della fantascienza in Italia, nei quali probabilmente, al suo apparire, sarebbe stato considerato un altro sacro testo del genere (come è purtroppo accaduto, molto a vanvera, per tante altre opere di mediocre e mediocrissimo valore, e per autori certo inferiori non solo al binomio Pohl-Kornbluth, ma anche allo stesso Kornbluth). Per rendersi conto della validità delle ‘nostre affermazioni, basterà compiere una rapida disamina dei personaggi. Naturalmente. essi si dividono in “buoni“ e “cattivi“; tra i cattivi non manca l’individuo dalle tendenze sessuali assai discutibili, colpevole per giunta, di fare sconvenienti allusioni all’eventualità (inconcepibile!) che un uomo bianco possa intendersela con una ragazza negra, reato che evidentemente agli occhi di Kornbluth doveva apparire più mostruoso di un assassinio (ed è un vero peccato che Kornbluth non abbia potuto vivere abbastanza a lungo per vedere alla presidenza quel tal John Kennedy, il quale fra le sue numerose colpe aveva anche quella di avere esaltato in una commossa biografia un grande uomo politico negro). In Takeoff, gli Stati Uniti, ossia “ la più pura democrazia del mondo” (per Kornbluth, Inghilterra e paesi scandinavi dovevano essere retti da regimi dittatoriali) è minacciata nei suoi santi progetti spaziali (e cioé la costituzione di una base atomica sulla Luna, per minacciare tutti gli altri paesi del mondo) dal nemico sovietico (o argentino, o pakistano, Kornbluth riguardo a questo non è molto preciso) che non riuscirebbe mai a combinare nulla di buono se non vivesse rubando le idee americane (con tanti saluti al primo Sputnik, a Gagarin, alla sonda lunare e a quella venusiana della realtà, naturalmente). Gli Stati Uniti si difendono come possono e ci racconta Kornbluth, si difendono in una maniera alquanto efficiente. Gli crediamo sulla parola, quando leggiamo i sistemi adottati. Per Kornbluth, secondo un sillogismo piuttosto sbalorditivo sono sistemi civilissimi perché li usano gli americani: ma in questa povera Italia che Kornbluth non poteva certo considerare più democratica e civile di una tribù bahutu o maori, quei sistemi vengono definiti (ed esemplarmente condannati dalla magistratura) “ turbativa d’asta “; e i ricatti compiuti dai suoi purissimi eroi, nella suddetta “incivile” Italia. basterebbero a mandare davanti ai giudici i vari direttori generali della CEA (e infatti, da noi, ci sono proprio finiti, e ‘per molto meno); i delitti “per ragion di Stato” esaltati da Kornbluth, se commessi dalle nostre parti, basterebbero a provocare una crisi di governo nel giro di dodici ore. Ma Kornbluth è civile, e i suoi processi ragionativi differiscono notevolmente da quelli di noi poveri selvaggi: perciò, qual è lo scopo di processare una spia? Forse mettere sull’avviso i suoi complici? Quanto è più comodo ammazzarla subito! La s c u s a c’è, e secondo Kornbluth, è validissima e moralissima: tanto, la spia in questione verrebbe condannata a morte ugualmente. Cosi si risparmiano le spese di processo, la pubblicità, con grande vantaggio delle casse dello Stato e della tranquillità dell’opinione pubblica. La legalità, di cui gli americani sono stati i più gelosi custodi (e della quale, in ogni modo, si sono sempre vantati, appellandosi a essa in qualsiasi situazione e in qualsiasi momento) nel romanzo di Kornbluth è addirittura demolita. E a essa, molto più civilmente, viene sostituita la legge di Lynch, quella stessa legge che fin da bambini siamo stati abituati a vedere combattuta strenua- mente, in ogni film o telefilm western americano, dal solito generoso sceriffo, al suono delle fatidiche parole, dure ma oneste come l’eroico sceriffo in questione: “Voi non lincerete questo uomo: è un assassino, ma ha diritto a un regolare processo e a una regolare difesa“. Ma no, Kornbluth la pensa diversamente. Per lui ogni delitto è lecito, ogni illegalità è non solo giustificabile ma sommamente desiderabile, quando si tratta di salvare una democrazia che, quando è ridotta così, democrazia non è più. Se gli Stati Uniti si fossero messi davvero sulla strada ipotizzata da Kornbluth, ora sarebbero il paradiso del Ku Klux Klan, e gente come il senatore Fullbrigth e Robert Kennedy sarebbero probabilmente al fresco sotto l’accusa di pericoloso sovversivismo. Sono difetti enormi, difetti di fondo: ma non c’è da stupirsi, alla luce della letteratura spionistica d’oggi. Ayer ha fatto più o meno questo: un larvato processo a un giovane e ambizioso ex ministro della Giustizia, che faceva tanto pensare a Robert Kennedy; Fleming dal canto suo ha legalizzato la licenza di uccidere con due zeri davanti al numero distintivo dell’agente. E allora, perché prendersela con Kornbluth, il quale ha l’attenuante, non dimentichiamolo, di avere scritto il suo romanzo ai tempi in cui Stalin e i suoi metodi sembravano destinati a durare per parecchi decenni? E d’altra parte, come già abbiamo fatto notare, nonostante le stridenti irrazionalità — di natura più morale, ripetiamo, che politica — il romanzo è affascinante un intrigo di primissimo ordine, ricco di colpi di scena e di rovesciamenti di fronte, degni di quel maestro che fu in effetti Cyril Kornbluth. Vicenda in fondo romantica, con quell’astronave costruita da un gruppo di appassionati, anche se poi la realtà si rivelerà diversa da quella che appare all’inizio del romanzo. Se non fosse vistosamente “datato” da alcuni riferimenti tecnologici legai al tempo in cui fu scritto. Takeoff potrebbe figurare oggi come un eccellente romanzo di spionaggio, in linea con la produzione di Kyer o addirittura di Deighton (mentre Budrys, più sottile e più attendibile, ha semmai parentele con La Carré). Datato invece in modo piuttosto preciso, Takeoff costituisce una ghiottoneria esclusiva per gli appassionati di science fiction, un ritorno ai tempi della tradizione romantica della narrativa spaziale. una testimonianza indimenticabile di un periodo scomparso per sempre, un documento vivissimo e indispensabile per la conoscenza della produzione fantascientifica. Un omaggio, inoltre, alla memoria di uno dei Grandi di questa letteratura, di un autore che insieme all’altrimenti impegnato e sensibile Fred Pohl ha segnato l’inizio di una nuova epoca, nel suo romanzo più complicato e affascinante, che, al di là di ogni motivo di discussione e di documentazione (motivi che sono veramente enormi) rimane il più grosso successo di Cyril Kornbluth, il suo romanzo più famoso: e nonostante i suoi quattordici anni e la ben diversa realtà attuale Takeoff rimane tuttora una storia avvincente, che si legge con partecipazione, con curiosità e con interesse vivissimi.



Contenuto del volume:

pag. 002 Sommario
pag. 003 Presentazione di Ugo Malaguti (introduzione)
pag. 006 Domani la Luna (Takeoff, 1954) di Cyril M. Kornbluth trad. Luciano Torri (romanzo)
pag. 194 Pochi sanno e siedono di Emio Donaggio (racconto)
pag. 206 La posta Galattica (rubrica)
pag. 212 Rommie 4/55 (fumetto)
pag. 214 Premi pulsante di Carlo Pagetti (racconto)