Sinossi romanzo Gli occhi di Heisenberg Galassia 139
Titolo: Gli occhi di Heisenberg | |
Autore: Frank Herbert | |
Titolo originale: The Eyes of Heisenberg | |
Pubblicazione originale: 1966 | |
Serie: | |
Data pubblicazione: 01/04/1971 | |
Collana: Galassia #139 | |
Editore: Casa Editrice La Tribuna | |
Traduttore: Roberta Rambelli | |
Copertina: Fulvia Levi Bianchi | |
Numero pagine: 170 | |
Isbn: |
Vincitore del premio Science Fiction Writers of America per il romanzo, Frank Herbert gode, nel suo paese. di vasta stima e ammirazione. Di per sé, questa non sarebbe una raccomandazione sufficiente. E non tanto perché, quando sentiamo parlare di premi letterari noi italiani tendiamo ad arroccarci istintivamente su posizioni di scettica diffidenza, ammaestrati dalla casistica ammannitaci, dal primo gennaio al trentun dicembre di ogni anno, dal mondo culturale nostrano; ma perché gli americani, adepti diligentissimi dell'arte di discriminare in tanti altri campi, quando si tratta di fantascienza sembrano adottare la politica dell'embrassons-nous. Questa assenza quasi assoluta (ma è doveroso ammetterlo, ci sono lodevoli eccezioni) di capacità critica ha fatto sì e fa sì che vengano osannate con sorprendente imparzialità la delicata, severa poesia di Simak e le sollecitazioni puramente epidermiche di Cordwainer Smith, i sottili, intelligenti sarcasmi di Sheckley e di Tenn e le ingenue invenzioni space-opera di Williamson, la formidabile strutturazione stilistica di Vonnegut e l'onesta produzione artigianale di Murray Leinster, le torve ma ciclopiche allegorie di Philip Dick e le avventure alla Gordon di Hamilton. Se lo si considera da un punto di vista puramente letterario, Herbert possiede uno stile disastroso, e qualunque altra parola meno forte suonerebbe come caritatevole eufemismo. Se è vero che buona parte degli scrittori di fantascienza si divide in tre categorie, quelli che hanno idee ma non stile, quelli che hanno stile ma non idee, e quelli che non hanno idee ma non hanno neppure stile, Frank Herbert appartiene di diritto alla prima. Ma questa affermazione non deve suonare denigratoria. Perché Herbert non ha stile, perché tenta rabbiosamente impennate pirotecniche condensando certe sintesi fino al limite dell'incomprensibilità nella ricerca disperata di inventarsi uno stile, salvo poi abbandonarsi a monotonie sintatiche sconcertanti, a ripetizioni pedestri che arrivano a presentare il soggetto, nell'identica forma, anche tre o quattro volte nella stessa proposizione: ma le idee, e ragguardevoli, non gli mancano mai. E se un lettore cerca, in un romanzo di fantascienza, non eleganza di scrittura e raffinati sperimentalismi, ma l'interesse di una vicenda serrata, ben costruita, capace di vincolare l'attenzione dalla prima all'ultima pagina con situazioni inedite, colpi di scena non gratuiti e soluzioni intelligenti, una chiara caratterizzazione dei personaggi non aliena da plausibili notazioni psicologiche, Frank Herbert è in grado di servirlo alla perfezione. La fine degli Immortali è un esempio quasi paradigmatico di questa sua capacità. Imparentato alla lontana, come nucleo tematico, con quell'opera notevolissima che è Gli Amaranto di Vance, il romanzo di Herbert ha una sua poderosa originalità: la concezione dell'allevamento in vitro degli embrioni umani, l'invenzione di Ciber, uomini che hanno rinunciato alle loro emozioni per acquistare i poteri dei robot, e la trovata conclusiva, autentica rarità della narrativa fantascientifica americana, in cui ogni situazione di oppressione viene di regola risolta con una rivoluzione vittoriosa e l'annientamento dei malvagi, costituiscono altrettanti punti a suo merito. Frank Herbert non ha stile, ma sa benissimo farsi leggere con interesse e soddisfazione. E questo, bisogna ammetterlo, non è da tutti, e non soltanto nel campo della fantascienza.
Contenuto del volume:
pag. 005 Presentazione di Roberta Rambelli (introduzione)
pag. 007 Gli occhi di Heisenberg (The Eyes of Heisenberg, 1966) di Frank Herbert (romanzo)