Sinossi raccolta Trenta giorni aveva settembre Galassia 151
Titolo: Trenta giorni aveva settembre | |
Autore: Robert F. Young | |
Titolo originale: A Glass of Stars | |
Pubblicazione originale: 1968 | |
Serie: | |
Data pubblicazione: 01/10/1971 | |
Collana: Galassia #151 | |
Editore: Casa Editrice La Tribuna | |
Traduttore: Roberta Rambelli | |
Copertina: Franco Lastraioli | |
Numero pagine: 176 | |
Isbn: |
Tra l'ironia e la tenerezza: la narrativa di Robert Young sembra oscillare tra questi due poli. Qualche volta, s'indirizza verso il dramma o sfiora la tragedia; ma si direbbe che l'autore ceda malvolentieri a queste esigenze. L'ironia e la tenerezza sono i suoi due sentimenti preferiti, e si sforza quasi sempre di contemperarli con grande finezza. Qualche volta i suoi racconti sembrano riecheggiare temi cari a Bradbury, qualche volta richiamano motivi prediletti da Simak. Non si tratta mai di una imitazione a freddo, voluta e programmatica: piuttosto, di una occasionale consonanza con il patrimonio spirituale di questo o di quell'autore. E, in ogni caso, Young riesce a serbare la sua originalità. I temi prescelti in questa selezione di racconti sono spesso sociologici, in perfetta risonanza con alcuni dei problemi maggiori del nostro futuro: l'incremento demografico, le megalopoli, l'automazione. Altri autori, dotati di minore finezza e di una inferiore capacità di delicata ironia presenterebbero il futuro del mondo come un incubo tipo Metropolis, con masse di lavoratori-schiavi abbrutiti dalla fatica disumana. Young è troppo sottile e intelligente per abbandonarsi a concezioni in fondo così anacronistiche. Le sue masse del futuro sono abbrutite, ma non dal lavoro: dall'ozio forzato, imposto dall'automazione che ha reso ricchi gli uomini, ma li ha lasciati senza nulla o quasi da fare. I governi futuri non si preoccupano di favorire la riproduzione della razza umana, per avere a disposizione più schiavi: anzi, cercano di frenarla, ma contemperano quella necessità con una umanità irrinunciabile. Caso mai, è la folla, non il governo, ad essere spietata. Sono forse tutte sfumature che possono sfuggire a un lettore disattento, ma sommate insieme costituiscono una caratteristica che distingue Young da molti altri autori, e gli conferisce una personalità quasi unica. Altri dei suoi racconti prospettano futuri anche più remoti, e qui la sua fantasia garbata e commossa ha più vasto raggio di manovra, qui la sua ironia può giocare con grazia sdrammatizzando episodi in se stessi agghiaccianti: basterebbe pensare a L'Arc de Jeanne, e alla piega doppiamente inattesa che finisce per assumere il rito orrendo dell'autodafé; o a Progetto Piramide, in cui la battaglia decisiva per la conquista della Galassia finisce per essere combattuta (o meglio, non combattuta) in un passato remotissimo; o a Straccio, un racconto in cui l'inventiva è messa al totale servizio della commozione, tuttavia frenata da una autoironia incarnata dal protagonista stesso. Forse è difficile trovare per questi racconti di Young una parola più forte e più altisonante di 'deliziosi'. Ma non è detto che questa parola, in ultima analisi, debba essere per forza meno elogiativa di 'grandiosi' o 'allucinanti'. Anzi, in un certo senso, è un tributo ad una qualità interiore umana assai più preziosa.
Contenuto del volume:
pag. 005 Introduzione di Roberta Rambelli
pag. 007 Trenta giorni aveva settembre (Thirty Days Had September, 1957) di Robert F. Young trad. Roberta Rambelli (racconto)
pag. 026 L'Arc de Jeanne (L'Arc de Jeanne, 1966) di Robert F. Young trad. Roberta Rambelli (racconto lungo)
pag. 062 I fuggiaschi (The Fugitives, 1968) di Robert F. Young trad. Roberta Rambelli (racconto)
pag. 074 Progetto piramide (The Pyramid Project, 1968) di Robert F. Young trad. Roberta Rambelli (racconto lungo)
pag. 108 Straccio (The Little Dog Gone, 1964) di Robert F. Young trad. Roberta Rambelli (racconto lungo)
pag. 146 Il gioco nuovo (Neither Do They Reap, 1968) di Robert F. Young trad. Roberta Rambelli (racconto)