Sinossi romanzo La macchina dell'eternità Galassia 149
Titolo: La macchina dell'eternità | |
Autore: Mark Clifton - Frank Riley | |
Titolo originale: The Forever Machine | |
Pubblicazione originale: 1958 | |
Serie: | |
Data pubblicazione: 01/09/1971 | |
Collana: Galassia #149 | |
Editore: Casa Editrice La Tribuna | |
Traduttore: Gabriele Tamburini | |
Copertina: Aldo Bressanutti | |
Numero pagine: 182 | |
Isbn: |
Questo The Forever Machine fruttò nel 1955 ai suoi autori, Mark Clifton e Frank Riley, il premio Hugo. L'opera era apparsa l'anno precedente come serial su Galaxy, col titolo They'd rather be right, ed aveva ottenuto un notevole successo. Presentarla oggi, a distanza di tanti anni, al pubblico italiano, non significa compiere un'erudita riesumazione storica o filologica; giacché il romanzo ha conservato un'invidiabile freschezza, un sapore tutto suo, che gli assicurano ancora una doverosa e calda attenzione Se resta, nel libro, traccia del tempo trascorso dalla data della sua stesura, è semmai in senso positivo: in quel gusto un po' vecchio (tra virgolette, s'intende) per l'azione spavalda e donchisciottesca, al limite tra improbabilità e divertimento puro; in quell'amore del superuomo (o dell'uomo dialetticamente inverato, per meglio dire) che trova espressione soprattutto nei personaggi di Joe e Mabel; nei ritratti un po' di maniera, ma umanamente cattivanti e simpatici, dei due professori che realizzano in gran segreto Bossy; in Bossy stessa, macchina affascinante quant'altre mai, che gli sviluppi dell'odierna tecnologia renderebbero forse possibile se non fosse per ragioni di politica di dominio. E' indubbio, comunque, che tutti questi elementi sommariamente delineati (e lo stile stesso, per certi versi estremamente ambiguo e per altri ingenuo fino all'inverosimile) conferiscano all'opera una patina preziosa, divertente, che la rendono forse più godibile oggi di quanto non fosse Ma quello che ci preme maggiormente sottolineare, e che ci sembra costituire il merito maggiore del romanzo, è l'ampio discorso civile che i due autori tracciano. Non sarà difficile, sotto le spoglie d'una trama apparentemente già letta tante altre volte, trovare la novità del discorso: che sta tutta in quel voler far diventare più umano l'uomo, in quel realizzare le implicazioni in noi potenziali che millenni di vita civile hanno finito col soffocare. La rigenerazione psicosomatica, questo concetto tanto diverso dai soliti e tanto affascinante, che permette per una volta almeno d'abbandonarsi al sogno d'un miglioramento reale e non guastato da velleità d'altro genere, è un fatto prima umano che tecnologico. Le difficoltà, ansie e ostacoli che si frappongono alla sua realizzazione, pur sotto il camuffamento tipicamente romantico dell'azione, sono esse stesse un grido d'angoscia e di desiderio di libertà, che può realizzarsi solo con la completa accettazione della macchina come strumento liberatore. Il messaggio è estremamente chiaro, preciso, refrattario agli equivoci. E a renderlo più completo interviene, anche se in modo alquanto discontinuo, un certo dibattito sulla neutralità della scienza (si veda soprattutto il quarto capitolo); problema che del resto permea di sé un po' tutto il romanzo, e ne diventa una delle caratteristiche più peculiari e attraenti. Due argomenti, dunque, (la realizzazione completa dell'umanità e la neutralità della scienza) che non hanno perduto minimamente la loro attualità. Di più: oggi come oggi, essi sono diventati tanto più importanti, specialmente il secondo, col progredire della tecnologica e con le implicazioni che la cosa racchiude in sé. Ed è straordinario, ci pare, ritrovarli con tale puntualità in un'opera di fantascienza vecchia di diciassette anni; a conferma, comunque, dell'eccezionale vitalità d'un genere letterario che di tanto in tanto qualcuno pretende d'affossare definitivamente senza sapere, con ogni probabilità, di cosa stia parlando.
Contenuto del volume:
pag. 005 Presentazione di Vittorio Curtoni e Gianni Montanari
pag. 007 La macchina dell'eternità (The Forever Machine, 1958) di Mark Clifton e Frank Riley trad. Gabriele Tamburini (romanzo)